Giuseppe Tomasi di Lampedusa

GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA

Nasce il 23 dicembre 1896 a Palermo, da famiglia aristocratica (quella dei principi di Lampedusa, duchi di Palma e Montechiaro). Ad aprile del 1915 si iscrive presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma, ma nel novembre dello stesso anno viene chiamato alle armi: partecipa alla Prima Guerra Mondiale, è fatto prigioniero nel novembre del 1917 e solo dodici mesi dopo – fuggito dal campo di reclusione – riesce a rientrare in patria. Congedato dall’esercito con il grado di tenente, fa ritorno a Palermo nel 1920. Nel corso del decennio seguente, effettua numerosi viaggi in Italia ed all’estero, da solo o più spesso in compagnia della madre; durante uno di essi, nel 1925, conosce a Londra, all’ambasciata d’Italia, la principessa Licy Wolff Stomersee, studiosa di psicanalisi, che sposerà sette anni più tardi in una chiesa ortodossa, a Riga. Dopo aver dato il proprio contributo anche al secondo conflitto mondiale ed aver visto la casa natia devastata dai bombardamenti, Giuseppe e la consorte si trasferiscono in via Butera, a Palermo. Negli anni ’50, egli si lega d’amicizia coi frequentatori della casa del barone Sgadari di Lo Monaco: Francesco Agnello, Francesco Orlando, Antonio Pasqualino e soprattutto Gioacchino Lanza Tomasi.

Alla fine del ’54, comincia a scrivere “Il Gattopardo”; nel giugno dell’anno successivo, interrompe la stesura del romanzo per dedicarsi a quella dei “Ricordi d’infanzia”, riprendendola infine a novembre.  In seguito lavora ad altri testi, ma nell’aprile del 1957 gli viene diagnosticato un carcinoma al polmone destro, che ne cagiona la morte il 23 luglio dello stesso anno (la salma verrà inumata, il 28 del mese, nella tomba di famiglia al cimitero dei Cappuccini).

Unico erede dello scrittore è Gioacchino Lanza Tomasi, suo lontano cugino, il quale gli resta vicino negli ultimi tre anni della sua vita e viene adottato da Giuseppe Tomasi nel 1957. Dopo la morte dello scrittore siciliano ne ha raccolto l’eredità intellettuale, conservandone viva la memoria e recuperando, dopo lunghi anni di paziente restauro, l’ultima dimora, il Palazzo Lampedusa alla Marina (oggi Palazzo Lanza Tomasi), in cui il principe scrittore visse fino alla morte e in cui raccolse la sua preziosa biblioteca storica.